Logo

Dopo centinaia di fotografie effettuate, dal presidente Pirfo, alla ricerca dell’inquadratura giusta, nel consiglio del 5 maggio, Francesco De Mattia propone di modificare la figura statica dell’atrio del Duomo con il campanile, ed utilizzare due figure in maniera speculare per dare un senso compiuto e completo ad un’immagine che deve essere rappresentativa. Nella stessa seduta il presidente illustra il motto scelto, e ciò che attraverso il motto vuole trasmettere, ed il desiderio di farlo in latino. A questo punto, il presidente con il grafico compone il logo – la ruota del Rotary, che si evidenzia solo per la dentatura esterna, e nel cui cerchio interno è inserito in maniera speculare la raffigurazione del mosaico di S. Matteo (esistente nel duomo), che si specchia nell’ immagine del duomo, raffigurato nell’altra metà del cerchio con l’atrio ed il campanile, il tutto racchiuso nella scritta del motto in modo continuo, sì da poterlo leggere in più modi . Dopo due giorni Enzo Caso comunica che la moglie aveva trovato la frase desiderata per il motto, che racchiudeva il significato desiderato. Ascoltata ed accettata è stato tutt’uno. Nasce così il logo. “laetari servientes amoris est”.
Fatte le prove con i labaretti, ormai in stampa, il logo risultava poco gradevole e convincente, e non dava il senso compiuto dell’idea che si voleva rappresentare. Pirfo e De Mattia, ritornavano in tipografia per elaborare il tutto, e decisi ad usare i cerchi concentrici disegnati nei mosaici del Duomo. Anche se era bello e convincente, la paura che l’eccessiva simbologia potesse non essere gradita, si è optato per una simbologia più comprensibile. E’ nato così il logo raffigurante l’apostolo Matteo – nel quale si è conservato il mosaico storico del duomo – che si rispecchia in se stesso nel duplice significato.